1.07.2013

Addio vecchio: ben venga nuovo!

Da oggi questo blog si sposta ufficialmente qui:


Per restare definitivamente in quell'ambiente.
Anno nuovo: Stranecose nuovo!
Un bacio.
Leda

12.14.2012

Questo fumetto non è mio: l'ho recuperato su internet, ma è talmente geniale e corrisponde a così tanta verità, che non posso non riportarlo.
Complimenti al disegnatore: un vero spasso!



La genialità di un'amica

Ecco come si presentano i lavoratori di oggi, con molta coerenza, dato il valore che gli viene dato.

11.16.2012

Promemoria politico per me stessa


Un mio amico mi ha inoltrato questa mail: la riporto sul mio blog per ricordarmi di queste cose, quando sarò nuovamente chiamata a votare.

Ecco cosa ha fatto il premier francese Hollande in 56 giorni di governo: 
• ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta;
il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. 
• Ha fatto inviare un documento (dodici righe)
a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle
“vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, oppure è disonesto.
La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touchè.
Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.
• Ha abolito il concetto di scudo fiscale
(definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.
• Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.
• Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati
iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale.
• Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case editrici,
sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate.
• Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): “chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare”.
• Ha decurtato del 25%
lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate
uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.
Risultato ?
Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività e la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.
E’ lecito domandarsi: Hollande è un genio dell’economia, o i nostri politici sono dei mafiosi e degli incapaci ?! E noi……., stiamo a guardare? 


W L'Italia!!!


11.08.2012

Einstein: c'è crisi.

Ho letto da qualche parte questo pensiero di Albert Einstein, che condivido pienamente.
"Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo. La crisi è la miglior cosa che possa accadere a persone e interi paesi, perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall'ansia, così come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che nascono l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso, senza essere superato. Chi attribuisce le sue sconfitte e i suoi errori alla crisi, violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è quella dell'incompetenza. Lo sbaglio delle persone e dei paesi è la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide e senza sfide la vita è routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti: è nella crisi che il meglio di ognuno di noi affiora, perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento: adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Lavoriamo duro, perché l'unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla".
Profondità e stabilità mentale del genio.


10.11.2012

Push-Up Spintarelle



Ieri sera sono stata al Teatro dei Filodrammatici di Milano: era una vita che ci volevo andare, ma per un motivo o un altro, non ero mai riuscita. Certo che l'interno e l'esterno di quell'edificio cozzano tantissimo: insomma, tu entri in una palazzina Liberty e ti trovi in una spirale di cemento bianco, che nella sua semplicità e in uno spazio ridotto, riesce a rendersi labirintica, nel miglior stile di Le Corbusier (anche se in realtà è di Caccia Dominioni).
Non mi aspettavo che il teatro fosse così piccolo: di certo favorisce il contatto con l'attore e la struttura sembra che penda tutta in avanti, su più livelli, dandoti la sensazione di poter cadere sul palco...davvero particolare!
Detto ciò, lo spettacolo che sono andata a vedere, si intitola Push-Up (Spintarelle) di Roland Schimmelpfenning, che sembra essere una rivelazione del teatro tedesco.
Tutto sommato lo spettacolo mi è piaciuto. Era molto ben recitato, a parte qualche impappinamento degli attori qua e l'ha e il curioso accento da casalinga di Varese di uno di essi; era intervallato da una pertinentissima colonna sonora,era interessante, angosciante e a tratti anche divertente. Tuttavia non so...qualcosa non ha funzionato come dovrebbe. Il dramma metteva a confronto in maniera intelligente le vicende di vari personaggi inseriti nella gerarchia di una grande azienda, accostando diverse generazioni di lavoratori che si ritrovano a fare  e pensare esattamente le stesse cose, pur credendosi molto diversi. Di queste persone viene fuori il peggio: ambizione, superbia, follia, gelosia e i dialoghi molto corposi credo servano per generare ed amplificare il senso di ansia che gli individui devono trasmettere, riempiendo un certo vuoto con le parole, ma mi è sembrato che si esagerasse, a tratti annoiando e talvolta generando ilarità dove non ci sarebbe dovuta essere. Non so, credo che sia colpa della traduzione,oppure è un tipo di scrittura tutta tedesca, ma non so...il senso dello spettacolo e il carattere dei personaggi, dal mio punto di vista sarebbe venuto fuori anche con la metà della metà delle parole dette. Bastavano i tratti rigidi e sconvolti degli attori, gli ambienti spogli, i contenuti di base, già espressi e ripetuti.
Uno degli attori è chiaramente il sosia di Jake Gyllenhaal!
Insomma interessante, gestito da una troupe straordinariamente giovane e quindi tanto di cappello, ma non eccezionale.

10.09.2012

Mad Men


Ecco quello che io considero il telefilm-capolavoro degli ultimi 15 anni…o di sempre. Ok, mi sta piacendo moltissimo anche Boardwalk  Empire, che è a tutti gli effetti un film e con i contro capperi: per scenografie, riprese, fotografia, eccezionale cast e rispettabilissima sceneggiatura sulle grosse gang degli anni ’30 (nonché dotato di una sigla incredibile, fotograficamente perfetta e che è già un film), ma Mad Men…
Ma quanto può essere scritta bene una sceneggiatura?!
Al di là degli attori, ok, tutti bravissimi, scelti con occhio, e della bella patina che ricostruisce in maniera realistica gli anni del Boom economico americano, dal ’50 al ’70, la cosa che continua a stupirmi di più è la molteplicità di livelli che emerge  da un testo del genere. Attraverso le parole pensate e pesate di Don, protagonista assoluto della fiction, ma anche dell’ultimo dei personaggi, si riesce a ripercorrere tutte le principali vicende politiche ed economiche degli Stati Uniti nella seconda metà del Novecento, a trattare di due guerre e delle loro ripercussioni sulla società, del cambiamento psicosociale nel salto tra varie e sempre più diverse generazioni, della condizione della donna, delle sue variazioni, ed anche di ciò che non è cambiato affatto. Si intuiscono a fondo le psicologie dei personaggi, tanto che alla fine sembra di conoscerli realmente, se ne condividono i disagi e allo stesso tempo si comprendono benissimo certe dinamiche legate al mondo del lavoro, della rappresentanza, fino alla comprensione chiarissima di qualunque impiego nella gerarchia del lavoro pubblicitario.
E’ incredibile insomma, come la sceneggiatura di Mad Men possa essere una traccia così enciclopedica, multilivello ed efficace, dalla quale si emerge con la sensazione di aver capito di più: degli americani, delle relazioni, degli uomini e delle donne, della nostra stessa  società, che chiaramente è il prodotto e la naturale conseguenza di quella rappresentata.
Mi mancheranno le parole dei protagonisti di questa fiction, esattamente come mi mancano quelle di Epicuro e della sua Lettera sulla felicità: precise, perfette, modulate come le note di un brano di classica riuscito, come quelle della poesia o di romanzo dal vero valore artistico. E ad ogni modo, è anche girato benissimo: pause, tempi, dettagli, piani…un lavoro di gruppo eccezionale, che non perde un colpo, ma che acquista invece valore e aggiunge sorpresa, di serie in serie fino alla fine della quinta.
C'è molta drammaturgia teatrale in Mad Men e...quanto vorrei essere Matthew Weiner!





Shame (2011)


Shame, secondo film del regista  Steeve Mc Queen, artista polivalente ai suoi esordi cinematografici, è una vera e propria riflessione sul concetto di vergogna e sulla consapevolezza della mancanza di controllo su noi stessi, sulla consapevolezza della deformità e della malattia della nostra psiche. Nella vicenda attraversata dai due fratelli, simili anche se in condizioni diametralmente opposte: Sissy (Carey  Mulligan)  persegue un disperato bisogno d’amore e d’attenzione, mentre lo splendido Fassbender nel ruolo di Brendon , riesce ad amare fisicamente solo se non lo fa mentalmente, vengono condensate tutta una serie di problematiche che riguardano apertamente il contemporaneo.  Si parla dell’abuso di internet, di solitudine e di sopravvivenza, si viene colti per un attimo dal potere evocativo dell’arte e della musica, si accenna anche alla cause di questo profondo e diffuso malessere, in relazione alle brutture che accompagnano la crescita di intere generazioni.
Il film è interessante, la fotografia impeccabile, le inquadrature sono lunghe, intense, profondamente estetizzanti e tutto è gelido e asettico, così come deve essere, andando a cozzare con lo sporco che è nell’uso del corpo perfetto dei protagonisti e nelle loro anime.


E' stato il Figlio



Ciprì torna alla regia dopo 8 anni, per questo film del quale ha curato autonomamente anche la fotografia: non lo ricordavo, ma è stato Ddf di Roberta Torre, oltre che naturalmente di Maresco, di Bellocchio e di Celestini, ma questo forse è un dettaglio che interessa solo a me.
Che dire di questo film, se non che si tratta di un capolavoro del grottesco? Si sa, io vedo di tutto, ma era da un po’ che un prodotto cinematografico  non mi colpiva in questa maniera: è stato come ricevere una coltellata nello stomaco, mi ha lasciata stordita, quasi  disgustata. Non amo ripercorrere le trame dei film, perché credo che scriverne debba servire ad aggiungere qualcosa: uno sguardo, un pensiero, senza rivelarne nulla e si sa, una storia colpisce proprio se non se ne conoscono i risvolti.
Di certo credo che questa pellicola sia un’ottima critica ai lati più squallidi e tristi della nostra Italia, impostata in maniera assolutamente intelligente, mai banale e a tratti anche divertente. A parte qualche autocitazione, per lo più figurativa, nella scelta di alcuni personaggi dalle caratteristiche somatiche deformi, com’è sempre stato nello stile di Ciprì e Maresco, per il resto ogni individuo  è studiato e recitato in maniera impeccabile, almeno dal mio punto di vista, ed anche visualizzato nella maniera più pregnante che ci potesse essere. Noi, dietro alla cinepresa, , interagiamo con questi personaggi come se potessimo sentirne l’odore e il sudore, su qualunque piano.
 Ancora una volta Ciprì è riuscito a trasmettere non solo i contenuti allegorici e diretti di una storia come quella di Alajmo , ma tutta la carnalità, la disperazione e l’animalità di questi individui, che non possono far altro che continuare a sopravvivere e a  puntare alla salvaguardia di loro stessi, nel continuo mantenimento delle specie che fa parte della natura, ma in un ambiente che con il naturale non ha quasi più nulla a che vedere , deformato dalle idee, dalle strutture, dai sogni e dai bisogni degli esseri umani che lo abitano.
Un neanche tanto piccolo capolavoro dunque, che sintetizza alla perfezione, visivamente ed emotivamente, la violenza e la follia intrinseca dell’esistenza, nella quale noi siamo pedine, piegate dalla forma delle nostre scacchiere. Un elogio alla fotografia, impeccabile, incisiva, funzionale. Un encomio a Servillo, che come attore stimo sempre di più, nella sua interpretazione esasperata, ma allo stesso tempo nervosamente realistica, di questa vittima tra le vittime, padre di famiglia senza alcun potere, né diritto.
Anche i luoghi parlano in questo film: tutto, esprimendo un profondo disagio per la perdita totale di qualunque forma di presunta oggettività.
Una nota per me: il volto della madre, la fame della madre e la geniale figura del pensionato-usuraio, intercambiabile e sovrapponibile, ma sempre ferma su concretissime condizioni.

9.12.2012

Vola, Vola, Vola....


Ieri sera sono stata al Teatro degli Arcimboldi , luogo che qualunque milanese odierno,degno di questo nome, consce benissimo. Lo spettacolo che sono andata a vedere si intitola: Vola, Vola, Vola. Canti popolari e canzoni, dell’orchestra popolare italiana, diretta da Ambrogio Sparagna e con la partecipazione di Francesco De Gregori. 
Un vero spettacolo: musicisti assolutamente impeccabili, che definire polistrumentisti è riduttivo, poiché anche cantanti, attori e presentatori di sé stessi. Un direttore alle fisarmoniche entusiasta e trascinatore, quasi posseduto dalla sua musica, che ha saputo svegliare e coinvolgere il pubblico timido e assonnato del lunedì sera. Un’esperienza che sarebbe stato meglio fare in piedi, piuttosto che agli Arcimboldi: da vivere, da ballare, da partecipare molto di più.
Inutile sottolineare la poesia dei testi di De Gregori, che ormai, come dice mio fratello, potrebbe anche leggere l’elenco telefonico e strappare applausi in continuazione, ma anche quella delle trame dirette e semplici  delle canzoni che l’insieme presentava al pubblico. In generale definirei lo spettacolo onesto, divertente e molto poetico.
Veder spiccare la figura di de Gregori, così contenuta e quasi immobile,  su quest’altro omino in costante movimento, mi ha fatto molta impressione.
Stupefacenti poi le voci di Raffaello Simeoni e Valentina  Ferraiuolo.
Dal mio punto di vista MITO SettembreMusica, la rassegna musicale che dal 2007 si tiene tra Milano e Torino, città che lavorano insieme a questa manifestazione perché la musica possa essere sintonia e linguaggio universale e insieme offerta per tutti, anche quest’anno ha superato sé stessa, offrendo spettacoli uno più bello dell’altro, a prezzi ragionevolissimi.
La serata mi ha ricordato moltissimo, sicuramente per le sonorità popolari e che hanno attinto parecchio alla produzione musicale del Sud Italia, la fantastica Notte della Taranta, diretta da Ludovico Einaudi, naturalmente al pianoforte, proposta al Carroponte nel 2011, durante la quale c’era da consumarsi i piedi saltellando, sulle note di mostruoso ensamble di  più di venti incredibili musicisti e ballerini.
Unico neo dell’evento: il pubblico inizialmente più ingessato che abbia mai visto e che tendeva ad applaudire un po’ troppo De Gregori, in anticipo sulle sue stesse esibizioni, nonché il missaggio delle voci assolutamente sbagliato, per circa metà spettacolo: dettagliuccio che purtroppo ha impedito di comprendere bene i testi delle canzoni finché qualche anima pia se n’è accorta.
Grande De Gregori, che si mette in gioco con qualche nuova ricerca musicale.

Un'estate di concerti:2012



Questa estate varrà la pena di ricordarmela per i concerti che ho visto: uno più bello dell’altro! Non dimenticherò Patti Smith,  in una serata pazzesca a Villa Arconati, che ha saputo alternare molto bene nuovi e vecchi successi, con voce perfetta ed energia da ventenne. Non potrò dimenticare B.B. King all’Ippodromo, con il suo coro e la sua lotta estenuante contro i “big mosquitos” della Milano estiva, mentre cantava con l’asciugamano in testa e lo spruzzavano di Autan. Mi ricorderò la serata divertente di Alanis Morrisette, che è impeccabile nei suoi concerti, la bravura dei musicisti e della cantante dei Pink Martini, la voce ed il ritmo di Erykah Badu, ma soprattutto la presenza scenica, la passione e l’energia di Dee Dee Bridgewater agli Arcimboldi, nel suo essere e farsi musica con tutta sé stessa.
Molto molto interessanti anche i concerti estivi gratuiti sponsorizzati dal Comune di Milano nell’ambito della rassegna Voci dal Mondo, nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, dagli Skatalites fino a Noa, quest’ultima in un’accattivante accostamento alla musica tradizionale napoletana, con impeccabile accento e pronuncia perfetta (o comunque certamente migliore della mia!).
Che dire?! Stare d’estate a Milano è bello: ne vale davvero la pena!







Tornare a Scrivere


Tornare a scrivere.
Eh si, lo so, sono passati anni e avrei voluto e dovuto riportare le centinaia di esperienze  fatte  in quest'eternità di vita Milanese, dopo la morte del Papi, ma gli impegni, i lavori, le evenienze, sono state troppe, ed hanno preso il sopravvento, mentre mia sorella mi superava in altezza. Su di lei vedo il tempo che passa, chiaramente, mentre io mi sento sempre liquida, identica, informe.
Detto ciò, basta con i piagnistei!
Forse perderò il ricordo delle cose meravigliose viste al ritmo di tre, quattro spettacoli a settimana, ma mi resteranno qualche foto  e gli appunti buttati giù da adesso in poi.